Il titolo della nuova mostra, di dimensioni museali, di Nicola Bolla, proviene da un’epifania vissuta dallo stesso artista quando, durante un acquisto per la sua vasta collezione, ritrova un piccolo taccuino inglese manoscritto del primo Novecento che riporta le firme degli amici del proprietario elaborate in un gioco surrealista che le rende altrettante figure spettrali. Il titolo di questo oggetto è appunto The Ghosts of My Friends, evocativo ed ermetico come un verso poetico.
In queste parole Nicola Bolla vede riflesso il senso profondo del suo abitare, ormai da 40 anni, il luogo della propria creatività in quanto spazio occupato da sculture, installazioni e dipinti che egli riconosce come altrettanti “fantasmi di amici”, come presenze al tempo stesso impalpabili ed incisive del proprio immaginario. “I miei fantasmi sono le mie opere – sostiene Bolla – altrettante proiezioni del mio mondo che esprimono le tante facce del mio essere: pittore, scultore, collezionista, chirurgo oculista, padre, figlio di artisti, studioso d’arte, bibliofilo e cultore di Wunderkammer. Il pensiero fluente e costante di un’opera in statu nascendi nella mia mente me la fa vivere come un fantasma che poco a poco prende forma, si definisce e diventa il migliore amico di quel momento”.
Curata da Nicola Davide Angerame, la mostra viene costruita come un “viaggio dentro questo teatro dei fantasmi amici” che sorge da un mondo interiore in costante dialogo con la cultura medievale, la storia dell’arte, la spiritualità, la religione, la politica, la guerra e il gioco, proponendo al pubblico circa cento opere prodotte negli ultimi trent’anni di lavoro, tra cui 16 grandi installazioni, decine di sculture, un’installazione inedita più alcune opere site specific per la prima volta esposte in “versione estesa”.
“Questa mostra – dichiara Angerame – esprime bene uno dei capisaldi della poetica di Bolla ovvero la costruzione di uno spazio scenografico, un habitat, un contesto in cui far vivere le proprie sculture, realizzate con cristalli e luce riflessa che dematerializzano la scultura classica, ribaltandone il senso. Le opere prendono vita nella loro messa in scena, in quella dimensione teatrale e sospesa che le rende così vibranti ed enigmatiche; il silenzio che le attornia richiede la contemplazione da parte dello fruitore, chiamato ad un raccoglimento quasi claustrale”.
Ciò è confermato dal fatto che gran parte del lavoro di Bolla ruota intorno all’idea ed alla pratica della vanitas, il memento mori inteso come uno dei topoi classici dell’arte sacra. Il teschio o la clessidra, che nei dipinti dei secoli passati richiamavano il fedele a considerarsi come un essere mortale e con il tempo contato (l’opera d’arte è una sorta di “manuale” per l’esistenza retta e saggia), offrono ispirazione per molte opere di Bolla che toccano temi visivi diversificati: dalle deflagrazioni atomiche, al bestiario di naturalia presenti nei gabinetti delle curiosità del Cinquecento; da scheletri di alti prelati, a foreste di microfoni; da ossari ispirati alle fosse comuni di tutte le guerre, a lapidari fatti di sentenze dipinte con i glitter. E ancora, citazioni di film cult, oggetti recuperati dai luna park, mandala e ali oversize fatti di carte da gioco. Non ci sono limiti alla fantasia di Bolla e ogni sua nuova scultura entra nel campo di forze costruito nei decenni con coerenza e determinazione. Anche la medievale danza macabra (o trionfo della morte) e la Wunderkammer cinquecentesca sono due elementi storici che ispirano le creazioni di Bolla, artista “armato” di una cultura storico artistica, dapprima assorbita dai genitori e poi approfondita tramite le proprie compulsioni collezionistiche. Tra gli artisti che lo hanno ispirato invece si contano: Bosch, Caravaggio, Goya, Bacon, Rodin, Medardo Rosso, Tiepolo, Magritte, Picasso e, non per ultimi, l’arte medievale e il padre Piero Bolla, artista saluzzese di cui la Castiglia ha ospitato una mostra personale nel 2018.
“In questa mostra, a tratti immersiva e fantasmagorica – spiega Angerame -, si riflette il senso di un modo di vivere che è tipico di Bolla ovvero una coabitazione con le sue creazioni: opere vissute in ogni aspetto come esseri reali e non soltanto come semplici rappresentazioni, immagini o espressioni di sé. Le opere assumono così il senso di altrettanti progetti di vita, affetti, presenze spettrali eppure amichevoli e familiari, con le quali Bolla convive da sempre”.
Le opere inedite e gli allestimenti pensati ad hoc, nascono da un dialogo con la storia e gli ambienti della Castiglia di Saluzzo, la quale segna le vicende del marchesato fin dall’epoca medievale, per poi diventare nel ‘900 un carcere di massima sicurezza. Ed è alla presenza dei carcerati e alle loro storie, che si legano alcuni ricordi d’infanzia di Bolla, la cui casa natale dista poche decine di metri dalla roccaforte.
Biografia
NICOLA BOLLA nasce a Saluzzo nel 1963, figlio di un noto e versatile pittore che lo introduce al mondo dell’arte antica e moderna e di una madre creativa con esperienze da scenografa e pittrice. Subito affascinato dal mondo del collezionismo e dalle Wunderkammer ha sempre raccolto oggetti antichi e curiosi e la sua opera è sempre stata ispirata da una ricostruzione parallela della realtà attraverso gli strumenti della pittura, della scultura e delle installazioni.
Dopo alcune importanti personali in gallerie private a Milano e New York fra il 2000 ed il 2007, anno della mostra da Sperone Westwater a cura di Luca Beatrice, nel 2008 espone alla Goss Foundation di Dallas. L’universo onirico e parallelo alla realtà dell’artista era già approdato alla Biennale Veneziana del 1995 per tornarvi nell’edizione del 2009 (Padiglione Italia). Recentemente invece ha esposto al MART di Rovereto le sue installazioni e sculture di grande formato realizzate con carte da gioco, mentre altre opere basate sull’uso sistematico di cristalli Swarovski e di carte da gioco sono attualmente a Palazzo Reale di Torino nella collettiva “ANIMALIA.Animali a corte”, ed alla Reggia di Venaria nell’ambito della mostra “PLAY.Dalle piazze alle corti” sono presenti nuove opere realizzate con carte da gioco salisburghesi e da ramino.
La sua poetica affascinante ed indipendente ha condotto l’autore all’affermazione in Italia ed in Europa, nonché all’apprezzamento a livello globale negli ultimi 10 anni, con la partecipazione ad esposizioni personali e collettive negli USA ed in Cina. Sue opere figurano in importanti collezioni istituzionali e private.
Dove e Quando
LA CASTIGLIA – PIAZZA CASTELLO
fino AL 3 SETTEMBRE
Lunedì – Giovedì – Venerdì – Sabato dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle 18.00Domenica e festivi dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 14.00 alle 19.00
Marinella Chiavero
Mobile: +39 339 2629368
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